by cesar valdivieso

mercoledì 9 novembre 2011

VOGUE.IT about DREW.



Frav and Drew: two telltale names and both an important showcase for young up-and-coming designers. The first is a well-established store, the second – an exciting opportunity for the future.

Not far away from the Colonne di San Lorenzo, what is defined as the “cool area” of the Lombard capital city is Frav: a multi-brand store which, alongside its own Frav collections, offers an international selection of emerging brands such as 5 Pre View, Black NoiseDustyHope, Ksubi, Panda Kunst, Surface To Air, Petar Petrov and many others making it the ideal venue to present the first editorial debut by AIDE, Associazione Internazionale Designer Emergenti (International Association of Young Designers).

Based on a project by a group of students from the major Design Schools in Milan, Drew Magazine is a free press, bilingual – Italian and English – bi-monthly magazine which aims at becoming an exclusive showcase for young emerging talents from the fashion industry and the design scene at large. This first edition produced entirely at the students’ expenses is a demanding and yet incredibly praiseworthy project which has already been well-received by insiders and brands alike which are ready to invest in it.






Many thanks to Matteo Mantelli & Antonio Moscogiuri.



lunedì 24 ottobre 2011

C.V. per GRAZIA.IT


http://www.grazia.it/Stile-di-vita/people/Cesar-Valdivieso-fashion-editor-e-ragazzo-padre-ma-di-una-rivista

CESAR VALDIVIESO, FASHION EDITOR E RAGAZZO PADRE (MA DI UNA RIVISTA)
YOU BY CHIARA LINO



Cesar Valdivieso ha fatto lo stylist, l'art director, il fashion editor. Nato a Lima, in Perù, venticinque anni fa, è uno di quelli che se glielo chiedi sono capaci di dirti che hanno iniziato per gioco. Lui, ad esempio, l'ha fatto: amante del linguaggio, dell'espressione, aspirante poeta e scrittore, passa dallo studio delle lingue all'improvvisa, giocosa idea di disegnare una collezione di abiti uomo e donna. Il collegamento tra poetica della parola e poetica della moda potrebbe non risultare così immediato, ma basta sentirlo parlare per capire che non solo non intende lasciar fuori dal suo lavoro attuale niente del suo background, ma anche che, a 25 anni, ha già un'idea precisa di come il mondo creativo deve far comunicare ogni suo aspetto, trovando un piano comune per linguaggi diversi.
Il suo ultimo progetto è Drew, rivista-bandiera bilingue dell'Associazione Internazionale Designer Emergenti (AIDE), che cerca modalità espressive nuove per dare spazio ai fashion designer più talentuosi e, come spesso accade, meno conosciuti.

Drew è il tuo ultimo progetto da fashion editor. Ci dai tre aggettivi che lo descrivono, e una cosa di te stesso che emerge dal magazine? 
Direi Sintomatico: è sicuramente la prima cosa che mi viene in mente pensando alla nascita di DREW. Da parecchio tempo si constatava l'assenza di una piattaforma editoriale che potesse dar voce ad artisti emergenti che, nonostante il talento, si trovavano davanti a diverse difficoltà. Così quando AIDE (Associazione Internazionale Designer Emergenti) mi ha proposto di lavorare ad un concetto di questo genere, per me è stato come  avere una conferma, la conferma. Credo fermamente che rappresenti le nuove esigenze sia del mercato sia dei clienti finali.
Minimale: perché segue una linea editoriale molto pulita attraverso pochi elementi che  accompagnano il lettore, lasciando spazio agli argomenti e dando respiro ai contenuti fotografici. Volevamo fare dei passi indietro e cercare quell'essenzialità un po' sottovalutata, cercando anche di far capire come un lavoro apparentemente semplice non lo sia affatto.
Immediato: la prima regola che ho imparato nel mondo del giornalismo (può sembrare banale ma è assolutamente vera) è che, quando scriviamo qualcosa, lo facciamo perché vogliamo essere letti, altrimenti tanto vale non scrivere affatto. Proprio per questo motivo ho voluto impostare l'intero magazine con una struttura che vede noi dello staff soprattutto come clienti, come lettori. Puntiamo molto sulla chiarezza per rendere accessibile i temi che, come mezzo di comunicazione, vogliamo divulgare.
Mi piace pensare che questa rivista abbia la linearità che ricerco nella mia vita quotidiana. Quella coerenza a volte difficile ma necessaria per essere precisi ed avere un rigore constante, soprattutto quando si parla del proprio lavoro.
Quando e perché hai deciso di trasferirti a Milano?
Mi sono trasferito 6 anni fa. Milano sicuramente ha sempre esercitato quell’ovvio fascino da big city. Devo riconoscere che, per questione di carattere, ho proprio bisogno di una città carica di stimoli e (perché no, diciamolo) di caos. Milano è sicuramente una città da capire, con tutte le sue sfaccettature per lo più nascoste. Grigia e caotica, mi ha sempre dato materiale su cui lavorare.
I luoghi, gli ambienti, sono una fonte di ispirazione e importantissimi per carburare il processo creativo. In questo senso Milano è stata importante per te? Continua a esserlo allo stesso modo o sogni già nuove destinazioni?
Questa città ha segnato molto la mia carriera e sicuramente mi ha portato su una strada, in certo senso, prevedibile per me. Vivere qui non può non darti spunti interessanti per quanto riguarda, ad esempio, le novità dei trend riflessi in una generazione molto attenta ai cambiamenti odierni. Quello che mi piace di più è vedere una città che cerca di raggiungere il livello di alcune capitali europee e che, nonostante sia molto attaccata ad alcuni vecchi establishment, riuscirà a cambiare davvero solo attraverso la nuova intraprendenza portata dai giovani. Perché è nella trasformazione che senti di far parte di qualcosa.
Alla fine per un creativo il proprio progetto è un po' come un figlio. Immagina che Drew sia una persona, con un carattere, un futuro, frutto della tua fatica. Ciò a cui vuoi trasmettere ciò che sei e ciò che sai. Cosa vorresti dirgli? 
Questa è una domanda interessante perché in effetti uno dei tre motivi della scelta del nome “drew”, è proprio la caratteristica di essere anche un nome proprio. Quindi a parte pensare ai due corrispondenti significati come quello che “disegnare sta a designer” e “rappresentare sta ad AIDE (editore)”... DREW è davvero il nostro bambino. È stato pensato, voluto e credimi, sofferto, per via delle mille difficoltà che si trovano quando vuoi iniziare qualcosa che si scosti dalle linee più convenzionali.
DREW ha di suo un carattere poliedrico capace di poter parlare di temi diversi con una coerenza naturale e senza sforzo. Sa di avere la possibilità di dire la sua, d'ispirarsi e di valutare concetti da più punti di vista. Vorrei che diventasse un vero punto di riferimento per chi ha qualcosa da esprimere, con un linguaggio intriso d'arte e di qualità. Vorrei dirgli e consigliargli di continuare a confrontarsi, perché non c'è modo migliore di migliorarsi. Sicuramente ci saranno delle cose da perfezionare, ma d'altronde siamo qui, per crescere con lui.


Many thanks to Chiara Lino.

giovedì 8 settembre 2011

lunedì 23 maggio 2011

EtnoChic 2011





Cesar Valdivieso per:


Etno Chic
servizio di Marina Zacco Pancari
CLASSLIFE
CNBC ClassEditori
Canale 507 Sky

Aprile 2011

mercoledì 4 maggio 2011

..Colour!



Cesar Valdivieso per:


Uomo a Colori
servizio di Francesca Lucat
CLASSLIFE
CNBC ClassEditori
Canale 507 Sky



[Chiedo scusa per il poco tempo avuto per prepararmi a questo servizio per via dei diversi impegni, praticamente improvvisato. Spero comunque sia di vostro gradimento. Un abbraccio.]

mercoledì 20 aprile 2011

DESIGN-BOOK

DESIGN-BOOK
face of creativity in design 2011










Special Thanks to:
 Associazione Nazionale Fotografi Professionisti TAU Visual










mercoledì 30 marzo 2011

Noir de Jais.

Corvino come lato oscuro che viene alla luce.
Stile visivo di ombre e realtà di un'inquietudine.

























.....

Noir de Jais

Fashion Editor:
Cesar Valdivieso

Photographers:
Giorgio Favini - Lidia Mongé

Mua:
Alessandra Chiarlo

Model:
Diana Valsecchi

Special thanks to F.R.A.V. milano
www.fravshop.com



lunedì 7 marzo 2011

Young Approach.



Forma come Volume.
Volume come strati di Calore.

Freddo come scusa per vivere l'individualità di capi altrimenti leggeri. Volumi e Proporzioni in un mix attento al limitato codice del guardaroba Maschile. 
Freddo al m³.



folk jumper by Roberto Cavalli
black jumper around the waist by Dolce & Gabbana



sweater by Alexander McQueen
coat by H&M



coat by Helmut Lang
woolen pieces by private


woolen items by D&G


sheepskin jacket and boots by Roberto Cavalli
cable-knit scarf by Burberry Prorsum
denim shirt and jeans by H&M
robot charm by Prada



cachemire items by private
.


"Young Approach"

Fashion Editor: 
Cesar Valdivieso

Photographers: 
Giorgio Favini / Lidia Monge

MakeUp:            
Alessandra Chiarlo

Model:               
Alex Valdivieso



martedì 15 febbraio 2011

Hatter.


Fino al 20 Marzo in Triennale:  "Il cinema con il cappello. Borsalino e altre storie."



Sono capitato in Triennale grazie ad una tipica giornata invernale, la quale mi ha permesso di approfondire l'aspetto protagonista del cappello. Mostra curata nei dettagli e sapientemente organizzata, riportando alla mente ricordi e aneddoti tante volte (purtroppo) dimenticati.

Ovviamente ciò mi ha fatto pensare al cappello come accessorio. Come accessorio che maschera. 
Come maschera che non solo nasconde ma protegge.


Coprendo parte della nostra testa [..e del viso] mette un muro impalpabile tra noi e il mondo.
-(come succede con gli occhiali)-
Un indumento che comunica molto della nostra personalità.. anche involontariamente.
Cela una parte di noi offuscando lo sguardo che come si dice, è lo specchio dell'anima.


Attraverso un unico capo si riesce a trasmettere l'idea di come vogliamo essere visti dagli altri.
-Colori sgargianti o serissima rigidità.-
Per esempio, un cappello morbido che trasmette rilassatezza può dire molto sul nostro punto di vista ..svelando una tacita imparzialità.


Ma il Cappello sottolinea anche un carattere self-confidence, attribuendo un riferimento visivo.


Viene descritto spesso come simbolo di sicurezza. Ecco perché figure associate al savoir-faire e  alla maestria della Persuasione sono spesso personificate come emblematici latin lovers(col cappello!).
Uomini eleganti e vanitosi attenti ad ogni dettaglio dell'arte del corteggiamento, mai senza l'immancabile panizza.
Bisogna però stare attenti: così come può rendere perfetto un total look, può essere il principale elemento di disturbo, per niente trascurabile.
Perciò attenzione a quale, ma soprattutto a come indossarne uno.


Appoggiarlo quasi distrattamente è il modo migliore per avere un look giovane e contemporaneo.




|Riferimenti quacqueri by Bespoken|

|Ispirazione 50's by Kenzo|

|Bo-Bo style by Dsquared / Rag & Bone / CFDA & GQ|


Quindi non solo Facebook o Twitter per urlare al mondo la propria voglia di essere protagonisti o di passare inosservati.. 
..a volte basta un unico accessorio capace di comunicare molto di più rispetto ad uno status online. 




P.S.
anche su birkin.it

giovedì 20 gennaio 2011

Man(tello)


Letteralmente significa "velo".
Ormai praticamente in disuso, è un capo che ha avuto alti e bassi nella sua lunga storia. 


Da periodi in cui è assolutamente onnipresente ad altri in cui non se ne trova traccia.
A volte segno distintivo dell'aristocrazia, altre solo dell'ambiente rurale e montanaro. 

Di certo si può affermare che si tratta di un indumento funzionale senza fini prettamente estetici.


Alcuni designers hanno deciso di dare una spolverata ad una ingiustificata assenza del mantello nelle collezioni invernali. Forse con la mancanza delle mezze stagioni è venuto a mancare lo snobismo verso il concetto di "antico",  molte volte sottovalutato.



Un capo che tacitamente nasconde un abbraccio contro l'imprevedibilità della fredda stagione.

Ann Demeulemeester


Nicolas Andreas Taralis


Robert Geller


Paul Smith: sherlock holmes inspiration


Y-3 opta per un look easy/giovane con una versione "sleeveless".
 Lo si può abbinare anche ad un look tipicamente Bourgeois-Bohemien.
Per apparire distrattamente attuali.

Patrik Ervell propone anche una versione del mantello in gomma.


----------
Personalmente è un capo che ho imparato ad apprezzare molto questo inverno. L'ho trovato caldamente comodo e uscendo dallo schema cappotto/piumino, si ha quel tocco di originalità in più.

(al lavoro durante un servizio fotografico..)

(..ma anche pronto per il weekend.)
----------


Quindi non abbiate paura di sembrare âgé e antichi.
Saper riutilizzare un capo ormai dimenticato,
 calibrando il peso dei volumi in chiave moderna, è solo un ottimo segno di creatività.